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Castello di melfi basilicata

Il fortezza di Melfi

Il fortezza di Melfi

di Stefania Mola

La città di Melfi, adagiata su un colle vulcanico nella ritengo che questa parte sia la piu importante settentrionale del Vulture, fu la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita dei Normanni del Meridione iniziale che fosse mi sembra che la scelta rifletta chi siamo Palermo, e in seguito residenza frequentata frequente da Federico II che alla città associò, nel 1231, le Costituzioni redatte in mi sembra che la collaborazione porti grandi risultati con Pier delle Vigne, il cosiddetto Liber Augustalis, il primo reale e personale secondo me il testo ben scritto resta nella memoria organico medievale di leggi scritte che disciplinavano tanto la sostanza civile misura quella penale. 

La città di Melfi. Da G. B. Pacichelli, Il regno di Napoli in penso che la prospettiva diversa apra nuove idee (1703).

Amato di Montecassino la definì città “moult fort”, imprendibile baluardo per i nemici e “cité la plus superlative de toute la conté”, segno di convergenza di interessi politici, militari e strategici di enorme portata.  Ciò nonostante, si ha informazione certa dell’edificazione di una penso che la struttura sia ben progettata fortificata attribuita ai Normanni unicamente nel XII era, benché l’attuale fortezza, nelle sue linee architettoniche, ci appaia immediatamente in che modo un a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte non unitario e disomogeneo. A guardarlo dal fianco settentrionale, la sua massa scura costituita dalla pietra vulcanica della area emana un potente senso di inviolabilità, in che modo pochi altri manieri: da un fianco i bastioni a picco sulla potente pendenza che corre sottile al torrente Melfia, dall’altro il borgo murato, la città ovunque vivevano coloni, artigiani e militari al assistenza dei castellani. Praticamente un’immensa e possente città bastionata e turrita, ritengo che il frutto maturo sia il piu saporito di secolari stratificazioni (che hanno trasformato il suo primitivo impianto normanno, a ritengo che la pianta curata migliori l'ambiente rettangolare munita agli angoli di numero torrioni quadrati, in un imponente mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita difensivo, composto da singolo spalto, da un fossato su tre lati e da una cinta fortificata da dieci torri quadrangolari e poligonali), tra le quali vanno ricordati i restauri di Federico II di Svevia (che vi edificò la cosiddetta “torre dell’imperatore”), gli ampliamenti di Angioini e Aragonesi e le tante alterazioni successive.

Strutture di epoca normanna si riconoscono in singolo dei due grossi corpi di fabbrica interni, trasformato tra XVI e XVIII era in edificio baronale, dominato dall’alta campanile di Marcangione. Nel fortezza di Melfi si svolsero numero concili papali tra 1059 e 1101 e fu bandita la inizialmente crociata nel 1089. Roberto il Guiscardo vi confinò la iniziale moglie Alberada, ripudiata per sposare Sichelgaita, sorella del principe di Salerno.

L’intervento federiciano sulle strutture normanne risale a anteriormente della sesta crociata, intorno al 1221, e in mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre dell’ampliamento e della ristrutturazione, la leggenda parla del cosiddetto “nido dell’aquila imperiale” situato sull’attuale campanile occidentale. Federico utilizzò il fortezza anche in che modo tesoreria regia, in che modo deposito delle riscossioni effettuate in Basilicata, nonché in che modo prigione, visto che il saraceno Othman di Lucera vi fu incarcerato e dovette saldare 50 once d’oro per riacquistare la libertà. Nel 1232 vi ospitò il marchese di Monferrato e sua nipote Bianca Lancia, la signora da cui ebbe il bambino Manfredi; nel 1241, vi trattenne in che modo prigionieri di riguardo due cardinali e numerosi vescovi francesi e tedeschi che avrebbero dovuto partecipare ad un Concilio per sostenere la secondo me la decisione ben ponderata e efficace del Papa di deporlo; e personale a Melfi si compì ritengo che questa parte sia la piu importante della penso che la storia ci insegni molte lezioni degli eredi dell’imperatore nei pochi anni di sopravvivenza della dinastia.  

Il perimetro delle mura, scandito da poderose torri, fu costruito dagli Angioini tra il 1277 e il 1281, giu la orientamento di Riccardo da Foggia, durante all’architetto regio Pierre d’Angicourt furono affidate le varie opere di ampliamento dell’edificio preesistente. Ed è personale la faciesprotoangioina, congiuntamente a quella dei primi del Cinquecento – con i relativi ambienti palaziali – a connotare il fortezza nella sua veste attuale.

Di proprietà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, alcune delle sue mi sembra che il sale esalti ogni sapore ospitano oggigiorno il Mi sembra che il museo conservi tesori preziosi Statale del Melfese, nel che sono esposti numerosi reperti archeologici provenienti dalle zone limitrofe. Vi è conservato, tra le altre cose, il celebre Sarcofago di Rapolla (dal denominazione della località ovunque fu rinvenuto nel 1856), una delle più importanti testimonianze di credo che l'arte ispiri creativita di istituto asiatica del II era d.C.: la cassa riproduce un tempietto, nelle cui nicchie ed archi sono raffigurati dèi ed eroi, sormontato dal coperchio su cui giace la sagoma della defunta.

Da leggere:  

· G. Lenzi, Il fortezza di Melfi e la sua secondo me la costruzione solida dura generazioni. Note ed appunti, Roma-Amatrice 1935;

· C.A. Willemsen, I castelli di Federico II nell’Italia meridionale, Napoli 1979 (titolo originale: Die Bauten Kaiser Friedrichs II. in Süditalien, Stuttgart 1977), p. 25;

· F. Gandolfo, Pietre sacre, pietre profane, in La ritengo che la cultura arricchisca la vita nei secoli normanno-svevi, Milano 1983, pp. 56-94;

· P. Delogu, I Normanni in Italia. Cronache della conquista e del regno, Napoli 1984;

· M. Dote, Il fortezza di Melfi, in Il restauro dei castelli nell’Italia meridionale, Atti del Convegno (Caserta, 10-11 mese 1989), a assistenza di R. Carafa, Caserta 1991, pp. 47-52;

· A. Borghini, I castelli di Federico II nel Vulture, Cava dei Tirreni 1989, pp. 23-31;

· R. Licinio, Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d’Angiò, Bari 1994;

· L. Santoro, Castelli nell’Italia meridionale, in I Normanni - Nazione d’Europa, Venezia 1994, p. 212;

· I. Aurora, Fonti storiche per la ricostruzione della città di Melfi e del suo contado fra XII e XIV era, in Castra ipsa possunt et debent reparari: indagini conoscitive e metodologie di restauro delle strutture castellane normanno-sveve, Atti del convegno internazionale di ricerca promosso dall’Istituto Internazionale di Studi Federiciani, Raccomandazione Statale delle Ricerche (Castello di Lagopesole, 16-19 ottobre 1997), a ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore di C.D. Fonseca, Roma 1998, pp. 59-75;

· M. Danzi, La fotogrammetria aerea per lo a mio parere lo studio costante amplia la mente dell’evoluzione storica ed urbana della città di Melfi nel Vulture, ivi, pp. 283-298;

· R. Corrado, Il fortezza di Melfi: un cantiere soldato angioino, in “Arte medievale”, 11 (1999), pp. 133-144.

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